L’ictus è un termine generico con cui si indicano disturbi della circolazione sanguigna cerebrale, che insorgono in modo acuto causando un danno al cervello e che clinicamente si manifesta con improvvisa perdita di coscienza, della durata superiore a 24 ore, con esito anche letale.

L’ictus cerebrale rappresenta la terza causa di morte nei paesi sviluppati e la prima causa di disabilità nel mondo. In Italia si verificano 2-3 casi di ictus ogni 1.000 abitanti ogni anno. Il 43% dei casi di ictus riguarda le donne nonostante l’effetto protettivo degli estrogeni (ormoni femminili) sul sistema cardiovascolare, ha fatto a lungo pensare che questa patologia riguardasse prevalentemente gli uomini.

Si possono distinguere due tipologie di ictus: l’ictus ischemico e l’ictus emorragico. L’ictus ischemico è il più frequente (circa il 70%) e si verifica in seguito alla comparsa, all’interno di un’arteria che irrora il cervello, di un coagulo di sangue che restringe il diametro del vaso. Questo evento interrompe o limita in quella zona la circolazione del sangue, con conseguente ischemia delle cellule nervose, che smettono di funzionare.  L’ictus emorragico è invece un evento più raro, ma più serio e può rivelarsi fatale: la rottura di un vaso sanguigno causa la fuoriuscita di sangue che invade le aree cerebrali limitrofe. Si hanno così difficoltà a parlare e a comprendere le parole altrui, una visione offuscata e impossibilità a muovere una metà del corpo.

La gravità di un ictus è correlata alla durata e all’entità dell’ischemia (mancanza momentanea di irrorazione sanguigna) nonché all’estensione dell’area cerebrale colpita. In termini pratici, questo vuol dire che è possibile passare da pazienti che soffrono di una momentanea atrofia o un senso di formicolio ad un arto, a pazienti che vanno incontro a una paralisi totale, al coma e alla morte. Di conseguenza, i sintomi dell’ictus dipendono dall’area cerebrale coinvolta dall’evento vascolare, questo perché le varie regioni del cervello umano controllano distretti diversi del corpo e attività cognitive differenti (per esempio, l’area di Broca, il centro di comprensione e produzione del linguaggio, si trova nell’emisfero sinistro del cervello). Ma perché i sintomi motori compaiono solo da una parte del corpo? Dal punto di vista motorio, l’emisfero destro del nostro cervello controlla la parte sinistra del corpo umano, mentre l’emisfero sinistro controlla la parte destra. Tutto ciò comporta che un danno cerebrale alla metà destra dell’encefalo si manifesti a livello dei muscoli del lato sinistro, e viceversa.

Anche se l’ictus si manifesta per lo più in modo improvviso, spesso possono esserci dei campanelli d’allarme da non sottovalutare. Si tratta dei “Tia”, ovvero “attacchi ischemici transitori”, fenomeni per cui il vaso che porta il sangue al cervello si chiude e causa il sintomo neurologico. I segnali più frequenti sono:

  • Difficoltà a parlare e a capire quanto viene detto dagli altri
  • Improvvisa debolezza o un formicolio a livello di viso, braccio o gamba di metà corpo
  • Stato confusionale improvviso o la perdita di forza, di equilibrio e coordinazione
  • Improvvisa difficoltà visiva da un occhio
  • Forte mal di testa fulmineo
  • Nausea e vomito

Quel sintomo può scomparire dopo un quarto d’ora, mezz’ora al massimo. Ma non va trascurato perché il cervello ci sta dicendo che qualcosa non va e che è il caso di correre ai ripari.

In un attacco ischemico ha un’importanza fondamentale l’entità del danno: infatti, più l’ictus è esteso e grave, più possono essere drammatiche e letali le conseguenze. Le complicazioni tipiche dell’ictus sono:

  • Paralisi semi-totale o totale dei muscoli motori: si verifica se il cervello è rimasto privato a lungo di sangue. Il paziente non riesce più a controllare determinati muscoli degli arti e del viso, solitamente su un lato soltanto del corpo. Con un’adeguata terapia fisica, è possibile recuperare una parte delle capacità motorie.
  • Gravi difficoltà a parlare e a deglutire: gravi ictus possono causare la perdita di controllo dei muscoli della bocca e di quelli deputati alla deglutizione. Con l’aiuto di un logopedista, è possibile recuperare parte delle capacità perse.
  • Perdita di memoria e incapacità di ragionamento: alle perdite di memoria, si aggiungono delle difficoltà di pensiero, di giudizio e di ragionamento. Con le terapie appropriate, può verificarsi un netto miglioramento.
  • Dolore post-ictus: ictus prolungati possono provocare, a distanza di tempo, la spiacevole sensazione di continuo dolore e formicolio; inoltre, il paziente soffre i cambiamenti di temperatura, in particolare quelli dal caldo al freddo.
  • Problemi emotivi e cambiamenti del comportamento: il paziente può perdere il controllo delle proprie emozioni e sviluppare una forma di depressione; inoltre, può diventare introverso, meno socievole e/o più impulsivo.
  • Incapacità a curarsi di se stessi: dopo un grave ictus, un paziente potrebbe non essere più totalmente indipendente e necessitare di una persona che abbia cura di lui e di alcune sue esigenze.

I progressi che può compiere il paziente dipendono da diversi fattori: l’ampiezza e la localizzazione dell’area colpita, l’entità del danno, l’età e le condizioni di salute. È fondamentale che il paziente segua con costanza e impegno il percorso di riabilitazione, anche se non tutti riescono a tornare nelle condizioni precedenti all’ictus. Il percorso riabilitativo inizia in ospedale, con il supporto di fisiatri, fisioterapisti, logopedisti, e prosegue a casa, dove il paziente dovrà eseguire gli esercizi prescritti.

È fondamentale quindi porre la propria attenzione sui fattori di rischio, tra cui: diabete, obesità, fumo (correlato anche all’infarto in quanto va a rovinare le pareti dei vasi e favorisce l’accumulo di colesterolo con conseguente formazione di placche), familiarità, stile di vita e scorretta alimentazione (limitare il consumo di grassi, in quanto il colesterolo tende ad occludere i vasi) e pressione arteriosa.

Per quanto riguarda quest’ultima, è importante fare controlli periodici e con regolarità attraverso l’utilizzo di dispositivi di misurazione della pressione arteriosa o di più sofisticati macchinari di autoanalisi. Si tratta, in questo caso, di holter pressorio, un dispositivo che permette il monitoraggio della pressione arteriosa per 24 ore. Attraverso l’utilizzo di uno sfigmomanometro portatile, è possibile misurare la pressione arteriosa di una persona ogni 30 minuti, utilizzando una fascia gonfiabile posta a livello dell’avambraccio sinistro, che è collegata tramite un cavo ad un piccolo misuratore della pressione, dalle dimensioni molto contenute. Oltre a misurare i livelli pressori, possiede una memoria interna in cui viene registrato il risultato di ciascuna misurazione effettuata durante l’arco della giornata.

La prevenzione è la chiave del benessere fisico e mentale e proprio per questo motivo le farmacie sono sempre pronte in prima linea nel garantire servizi sicuri ed efficaci, mettendo sempre a disposizione le competenze e i migliori dispositivi di salute.